Stato di flow nel tennis: la rimonta di Luciano Darderi
Introduzione
Oggi abbiamo assistito a una finale memorabile. Da un lato Luciano Darderi, dall’altro l’olandese Jesper de Jong.
I primi minuti sono stati un monologo: De Jong era in stato di flow, preciso, rapido, chirurgico in ogni colpo. Non sbagliava nulla, ha infilato 13 punti consecutivi portandosi avanti senza esitazioni.
Eppure, lo stato di flow nel tennis può svanire, quello che sembrava un match segnato si è trasformato in un capolavoro di resilienza mentale: Darderi ha ribaltato tutto e ha vinto al terzo set.
Il flow iniziale di De Jong
Il flow è uno stato mentale in cui l’atleta:
gioca senza sforzo apparente,
è totalmente immerso nell’azione,
anticipa ogni situazione in modo intuitivo.
Nei primi game abbiamo visto lo stato di flow nel tennis di De Jong : ritmo incalzante, colpi profondi, nessuna esitazione.
Era nel cosiddetto “tunnel” in cui ogni scelta è quella giusta, ogni colpo va dove deve andare.
Per Darderi, in quel momento, era come giocare contro una macchina perfetta.
Il cambiamento: Darderi alza il ritmo da fondo
La svolta è arrivata quando Darderi ha deciso di alzare l’intensità dei suoi colpi da fondo campo.
Ha iniziato a:
colpire la palla più forte e più profonda,
spingere con decisione sia di diritto che di rovescio,
togliere tempo a De Jong costringendolo a giocare in difesa.
🎯 Il risultato? La palla di Darderi ha iniziato a “fare male”, creando problemi tattici all’avversario.
E proprio in quel momento De Jong ha perso quel senso di fluidità totale: il suo flow si è interrotto, sono comparsi i primi errori gratuiti e la partita ha cambiato faccia.
Lo stato di flow che capovolge la partita
Con la nuova strategia e un atteggiamento mentale più aggressivo, Darderi ha infilato 4 game consecutivi.
È entrato lui stesso in uno stato di flow:
✅ ritmo alto,
✅ decisioni immediate,
✅ colpi vincenti che gli hanno dato fiducia.
Da quel momento il match è diventato una battaglia mentale, e Darderi ha saputo gestirla meglio fino a conquistare la vittoria al terzo set.
Cosa possiamo imparare
La finale di oggi insegna che:
Il flow può esserci e svanire in un attimo.
Chi inizia male può entrare nel proprio flow strada facendo.
Chi domina deve continuare a spingere e non lasciare spazio di manovra all’avversario.
Allenare la mente è fondamentale:
respirazione e calma nei momenti critici,
routine tra un punto e l’altro,
focus sul processo invece che sul punteggio.
Conclusione
Abbiamo visto due stati di flow alternarsi nello stesso match:
prima De Jong, impeccabile e dominante,
poi Darderi, capace di alzare la velocità di palla, spostare gli equilibri tattici e mentale dell’avversario, e accendere il proprio flow.
Il tennis, come ogni sport, è una sfida tecnica ma anche e soprattutto mentale.
Saper gestire e generare flow può trasformare una sconfitta annunciata in una vittoria epica.
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