Marco Cecchinato dimostra la sua forza mentale in campo da tennis

Nel mondo del tennis, la classifica è spesso vista come il metro assoluto del valore di un atleta. Tuttavia, chi conosce davvero le sfide interiori sa che la vera differenza la fa la forza mentale. Marco Cecchinato, ex numero 16 del mondo e semifinalista al Roland Garros 2018, rappresenta la dimostrazione vivente che il percorso di un atleta non è mai lineare, ma fatto di cadute, crisi e rinascite, tutte affrontate grazie a una straordinaria forza mentale.

Nel 2018, Marco Cecchinato scrisse una delle pagine più sorprendenti del tennis italiano, battendo Novak Djokovic in un match epico al Roland Garros. Quel successo non fu solo una vittoria tecnica, ma soprattutto un trionfo della sua forza mentale. Poche settimane dopo raggiunse il suo best ranking, salendo fino alla 16ª posizione ATP.

Crisi e rinascita: la forza mentale che non si spegne

Oggi, pur essendo numero 432 del mondo, Marco Cecchinato non ha mai smesso di inseguire il sogno che lo accompagna da bambino. In un’intervista recente ha dichiarato:
“Voglio fare di nuovo le qualificazioni per gli Slam. Se a fine anno non sarò salito abbastanza, mi ritirerò. Mi ha penalizzato il mio carattere, ma non ho mai finto.”
Questa frase racchiude tutta la sua onestà e fragilità, ma anche una determinazione che nasce dalla sua immensa forza mentale.

Il 2024 è cominciato con un obiettivo chiaro: rientrare tra i primi 200 al mondo. Un traguardo apparentemente alla portata, ma complicato da anni di risultati altalenanti e momenti difficili. Eppure, come racconta G.B. Olivero su La Gazzetta dello Sport, c’è un filo robusto che lega il Roland Garros ai campi di periferia: è il filo della passione, della sfida con se stessi e della voglia di non arrendersi, tutte manifestazioni della sua incrollabile forza mentale.

“Puoi vincere o perdere, godere o imprecare, ma il gusto di fare fatica non te lo togli più. Sempre lì torni: in quel rettangolo con la rete in mezzo, a cercare un perché, a rifiutare l’idea che non ci sia più, a ritrovare te stesso, tra un dritto, una palla corta e il ricordo del bambino che eri.”
Questa immagine poetica descrive la condizione mentale di un atleta che ha conosciuto la gloria, ma che non vuole rinunciare al suo perché, grazie a una tenace forza mentale.

Non sono mancati momenti controversi. Durante le qualificazioni del Challenger di Zara, nel match contro Simundza, Cecchinato ha avuto un atteggiamento anomalo: 16 punti persi consecutivamente, game giocati senza convinzione, colpi sbagliati volutamente o non colpiti affatto. Un blackout mentale che ha fatto discutere sui social. Tuttavia, proprio da quella crisi è partita la sua rinascita, segno tangibile della sua resilienza e della sua forza mentale.

La rinascita a Milano: esempio di resilienza mentale

Il riscatto è arrivato con la vittoria al Challenger di Milano, battendo in finale Prizmic. Più di un successo sportivo, è stata una rinascita interiore. Marco ha mantenuto la testa lucida e presente, mostrando una solidità fisica e mentale diversa. Questo dimostra quanto mente e corpo siano profondamente connessi: quando l’atleta è allineato con sé stesso, la prestazione riflette questo equilibrio, frutto della sua forza mentale.

Emblematico il pianto a fine partita, la tensione scaricata sul campo e l’abbraccio con il figlio, simbolo di un lato umano e profondo che va oltre il risultato sportivo.

Con questa vittoria, Cecchinato ha guadagnato 69 punti ATP ed è salito al numero 300 del ranking mondiale, un passo fondamentale verso il suo obiettivo stagionale: rientrare tra i top 200. Ma soprattutto, un messaggio forte a sé stesso e al mondo: la sua corsa non è finita. La sua forza mentale resta il motore che lo spinge avanti.

Da mental coach, storie come quella di Marco Cecchinato sono fonte di grande ammirazione. Ricordano che il talento è importante, ma la vera sfida è sempre mentale. Quando cadi, sei fuori dai riflettori e nessuno crede più in te, lì si vede chi sei davvero. Ritrovare il proprio perché significa poter risorgere.

Marco Cecchinato non ha semplicemente vinto un torneo. Ha dimostrato a sé stesso e a tutti noi che la mente è il primo muscolo da allenare. La vera vittoria non è quella contro l’avversario, ma quella contro il buio che ogni atleta prima o poi attraversa.

Ben tornato, Marco. Il tennis ha bisogno di chi non molla mai. E noi abbiamo bisogno di esempi come te.

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